
“Premi il pulsante, noi facciamo il resto.” Chi non ricorda questo celebre slogan nato nel 1888 e rimasto impresso nella memoria collettiva fino agli anni ’90? È la frase che rese immortale Kodak, il marchio che per oltre un secolo ci ha aiutato a immortalare i momenti più importanti della nostra vita.
Alla fine del XIX secolo, un giovane assicuratore appassionato di fotografia, George Eastman, stanco delle ingombranti macchine fotografiche dell’epoca, si pone un obiettivo semplice quanto rivoluzionario: “Voglio rendere la macchina fotografica comoda come una matita.” Nel 1888 lancia la prima fotocamera portatile, piccola e accessibile a tutti, aprendo le porte della fotografia a milioni di persone.
Eastman non si limitò all’innovazione del prodotto: costruì un modello di business integrato che copriva ogni fase, dallo scatto alla stampa, garantendo al marchio Kodak un dominio incontrastato. Negli anni ’90 l’azienda raggiunse un fatturato di 19 miliardi di dollari e contava oltre 145.000 dipendenti in tutto il mondo.
Ma proprio quando il successo sembrava inarrestabile, l’azienda perse la sua spinta innovativa. Nel 1973 il giovane ingegnere, Steven Sasson, dipendente dell’azienda, mise a punto il prototipo della prima fotocamera digitale: in soli 50 millisecondi catturava un’immagine, in 23 secondi la registrava su una musicassetta e la mostrava in bianco e nero. Un’idea destinata a rivoluzionare il settore. Eppure, la risposta dei vertici Kodak fu perentoria: “Chi vorrà mai guardare le proprie foto su uno schermo?” Temendo di mettere a rischio il business consolidato legato alla vendita di pellicole e carta fotografica, l’azienda decise di non investire in quella tecnologia.
La storia è nota: Kodak rinunciò a guidare il cambiamento e in meno di vent’anni precipitò in un declino che la portò a dichiarare bancarotta, con un debito di 6,7 miliardi di dollari.
Passiamo a un altro marchio simbolo di un’epoca, Invicta. Negli anni ’80 e ’90, il ritorno a scuola aveva un solo nome: Invicta. Gli zaini colorati con l’inconfondibile patella erano un vero status symbol tra i banchi, un segno di appartenenza. Il brand, nato a Torino nel 1906 come produttore di attrezzature per l’alpinismo, negli anni si era trasformato in un fenomeno pop, capace di conquistare intere generazioni.
Tuttavia, come accade spesso alle icone, il successo si arenò. I gusti cambiarono rapidamente, i giovani iniziarono a cercare modelli diversi e il brand non riuscì a rinnovarsi con la stessa velocità. Invicta faticava a parlare alle nuove generazioni, mentre la concorrenza si faceva sempre più agguerrita. Nel 2006 il marchio fu rilevato proprio dal suo storico rivale, Seven, che ne intuì il valore emozionale e ne rilanciò l’immagine sul mercato, riportandolo in vita come simbolo di un nuovo stile.
A differenza di Kodak e Invicta, alcune aziende riescono a intercettare i segnali del cambiamento e a trasformarli in un’opportunità. È il caso di Netflix. Fondata negli anni ’90 come servizio di noleggio DVD per corrispondenza, Netflix rivoluzionò fin da subito il modello tradizionale dei videonoleggi, permettendo di ordinare film online e riceverli a casa.
Il vero punto di svolta arrivò nei primi anni 2000, quando i fondatori Reed Hastings e Marc Randolph capirono che il futuro non era nei DVD, ma nello streaming. In un momento in cui molti dubitavano ancora di internet come canale di distribuzione, Netflix cambiò radicalmente strategia, investendo sulla trasmissione digitale dei contenuti. Non solo: iniziò a produrre contenuti originali, trasformandosi in un player globale dell’intrattenimento e ridefinendo completamente le regole del mercato audiovisivo.
La storia di Netflix dimostra come la capacità di anticipare i cambiamenti e reinventare il proprio modello di business, grazie a un approccio efficace al cambiamento, possa rafforzare la leadership e trasformare un’azienda in un punto di riferimento mondiale.
In un contesto in continua evoluzione, la formazione rappresenta un asset strategico per supportare le organizzazioni nei processi di change management, sviluppando le competenze necessarie per anticipare il cambiamento, gestirne la complessità e guidare l’innovazione in modo sostenibile.